Il filosofo Gianni Vattimo, dopo una variazione iniziale su come immagina il dopo-vita, ci parla dell’animalità ferita e sfruttata dalla tecnica. Tecnica che ha tradito anche noi umani, rendendoci massa anonima, invece di liberarci e agevolare la nostra vita spirituale.
Vattimo affronta poi il tema della Storia, intendendola come svolta, catastrofe, rivoluzione e rivelazione:
«Solo a momenti l’uomo esperisce pienezza divina
La vita dopo è sogno di questi momenti» (Hölderlin)
Unico limite a tale catastrofe posto dal filosofo del pensiero debole è quello della pietas, il rispetto solidale per l’altro, non volergli creare danni e negatività. È una pietas analoga alla compassione buddhista?
GIANNI VATTIMO è uno fra i più importanti filosofi italiani contemporanei. Ha studiato e insegnato all’Università di Torino, dove è stato professore di Estetica e in seguito di Filosofia teoretica, e di cui è oggi Professore Emerito. In quarantacinque anni di insegnamento, è stato Preside di Facoltà e Visiting Professor in diverse Università del mondo. Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle università di La Plata, Palermo, Madrid, Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l’Esprit (1995, 1997 e 2004). In diretto contatto con l’opera di Nietzsche, Heidegger e Gadamer, propone un’interpretazione dell’ontologia ermeneutica che ne accentua il legame con il nichilismo, giungendo alla teoria del “pensiero debole”, inteso come rifiuto di ogni dogmatismo e come modello emancipativo in vista di una società pluralistica. Nei suoi numerosi libri riflette criticamente sul rapporto tra filosofia e mondo contemporaneo, dalla politica ai mass-media, dalla religione della postmodernità ai diritti civili e sociali. Ha espresso posizioni a favore dei diritti degli animali e da Deputato al Parlamento Europeo si è battuto contro la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli animali negli allevamenti.