Le prime avvisaglie sono arrivate verso le 6 del mattino del 30 settembre: una piccola perdita di sangue e qualche lieve contrazione. Dopo aver accompagnato Andrea alla scuola materna ho telefonato all’ostetrica per avvisarla. Alle 10 la visita ostetrica ha confermato l’inizio del travaglio. Durante la prima ora ho preparato qualcosa di dolce da mangiare per festeggiare la nascita. Durante le contrazioni mi fermavo ad ascoltare ciò che stava accadendo. Le contrazioni sono diventate via via più intense e spesso durante le pause mi scendevano sul viso le lacrime: “Che cosa meravigliosa sta accadendo!! Sta nascendo un bambino!!”
Il canto carnatico mi ha sempre accompagnato nel travaglio nelle diverse posizioni che il corpo mi suggeriva. Il suono che usciva dalla mia gola era sempre diverso sia come vocale che intensità per adattarsi alla situazione sempre diversa. Ogni istante è sempre diverso dal precedente e dal seguente, è un flusso che non si ferma mai, e questo durante il travaglio l’ho percepito con maggior facilità. Quando l’intensità delle contrazioni è aumentata le ostetriche e il mio compagno mi hanno lasciato sola nella camera da letto. Questa solitudine, questo silenzio attorno è stato fondamentale per entrare sempre più nella profondità di me stessa. E più andavo in profondità e più mi sorgeva una domanda che non era più una domanda: “Cosa sta succedendo?!” Il mio corpo ad un certo punto ha cominciato a dondolare, a muoversi con armonia, come in una danza. Si, la Danza della Vita o forse dell’Esistenza!
Non era Letizia che si muoveva in quel corpo, ma il corpo si muoveva da sé e c’era un qualcosa a monte che osservava quella danza, che era consapevole di ciò che stava accadendo. E ancora la domanda era sempre più un’affermazione: “Cosa sta accadendo?!!!” Nella visita successiva la dilatazione era ormai completa anche se le acque non si erano ancora rotte, ma è bastata una piccola spinta e il liquido amniotico è uscito come una cascata. L’ostetrica ad un certo punto mi ha chiesto se le contrazioni erano molto forti, insopportabili, La mia risposta è stata: “No, sono intense ma sopportabili, basta pensare cosa sta accadendo e tutto diventa sopportabile,” Monica ha ribattuto: “Si vede che invece di opporti alle contrazioni ti abbandoni.” E’ vero non c’era niente in me che si opponeva, anzi tutto il mio corpo partecipava alla contrazione assecondandola. E ancora non c’era un io che muoveva il corpo, o lasciava uscire un suono dalla gola, ma una strana e potente forza faceva in modo che tutto accadesse. C’era una reale e totale resa a quella forza.
Ad un certo punto un intenso bisogno di spingere mi attraversava e il corpo rispondeva prontamente. Il mio compagno, Claudio, seduto sul letto mi ha sostenuto in tutta questa fase. Fra le sue gambe, appoggiata alle sue braccia è avvenuta tutta la fase di spinta. Uno specchio posto davanti a noi ci ha permesso di vedere l’uscita di un piccolo fagottino, un’esserino con una testa, tanti capelli, 2 braccia e 2 gambe….. “Ma cos’è che sta accadendo? E cos’è questa cosa che è uscita da me? Da me?! E’ una bimba!! E’ Arianna. Ma che strana cosa è questo cucciolino tutto bagnato con gli occhi grandi, aperti e sorpresi.” Ha iniziato subito a guardare questo strano mondo che ci circonda con grande serietà e stupore, corrucciando a volte la fronte. Per tutta la prima giornata è stata con gli occhi sgranati, domandandosi e ancora adesso che è passato un mese continua a guardare e a guardarmi con questa serietà…. non c’è niente da ridere, cos’è questa strana cosa che mi ritrovo davanti?!
Le ostetriche hanno aspettato che fossi io la prima a toccare la bimba, a prenderla in braccio. Prima di toccarla è passato qualche minuto, di sorpresa, di timore. Ricordo come fosse stato diverso il sentimento che mi aveva invaso nel primo parto. Sentivo lo stupore nascere in me, la meraviglia per il fatto che poco prima non c’era niente, e ora c’era un piccolo che muoveva le braccia, si guardava attorno. La prima frase che ho detto è stata: “Ma è proprio vero, non è un sogno? Non è possibile che sia qui! Posso toccarlo?”
La nascita di Arianna l’ho percepita molto più come una cosa strana. “Un bambino che nasce!? Ma che cos’è?! Per i primi giorni è rimasta questa sensazione di stranezza e con il passar del tempo si è tramutata in affetto verso quella cucciolina nata da me…. E’ vero, a monte di tutto c’è la stranezza, è solo il tempo che trasforma e legge l’esperienza come bella o brutta, positiva o negativa. Il primo impatto verso il bambino non è di amore, come ci si aspetta, l’affetto viene con il tempo e cresce sempre di più istante dopo istante. Ma la sensazione di stranezza resta, è solo camuffata, perché è troppo difficile da sostenere, da sopportare. Dopo la nascita, ancora prima che il cordone fosse tagliato ho attaccato al seno Arianna che ha accettato volentieri, succhiando con voracità.
Quando il cordone ha smesso di pulsare Claudio lo ha tagliato. Un momento di intimità tra la piccola Arianna e il papà è stato il bagno dentro la vasca riempita di acqua calda. Dopo l’uscita della placenta è stata controllata la situazione della zona genitale. Riordinata la stanza e la mamma, pesata, misurata e vestita la piccola, si è festeggiato il lieto evento con la torta preparata in precedenza. Poi finalmente siamo rimasti solo noi tre, io, Claudio e la nostra piccola nell’intimità necessaria per poter contemplare questo mistero coscienzioso.