Ne abbiamo avuto l’esperienza ma ci è sfuggito il significato
E avvicinarci al significato ci restituisce l’esperienza
In una forma differente, al di là di ogni significato.
(T.E. Eliott, da Quattro Quartetti)

 

Phi.mind 19. Neurofenomenologia in pratica: una soluzione metodologica al problema dei qualia

Nella proposta di “un rimedio metodologico al problema dei qualia 1 fatta da Francisco Varela, l’idea di fondo è che l’esperienza (sia essa cognitiva o fenomenica) sia un elemento costitutivo – e non derivato – per la formazione dei dati di realtà, del mondo e dell’identità personale.

Il risvolto pratico è appunto un nuovo stile e metodo di ricerca, in cui le osservazioni oggettive in terza persona vengono integrate ed arricchite con una parallela indagine in prima persona.  Per confrontare i dati neurologici con quelli che emergono da esperienze, servono metodi precisi come quelli scientifici ma che restino nell’ambito soggettivo e vissuto nel corpo. scanzione cerebrale

Francisco Varela e Michel Bitbol mettono il dito nella piaga delle ricerche delle neuroscienze: si utilizzano macchinari da milioni di dollari per fare le misurazioni (ad esempio di ‘come si forma un’immagine mentale?’), ma si affidano, per esaminare l’esperienza interiore che vogliono studiare, a soggetti umani ingenui: per la gran parte sono studenti universitari che cercano di raggranellare qualche soldo e che compilano con crocette dei protocolli che riportano le loro esperienze soggettive descritte in modo grossolano (ad esempio rispetto alla domanda di cui sopra, non chiedono quale, tra i tanti stili di visualizzazione, il singolo soggetto mette in atto).

Nelle parole di Francisco Varela:

“Essere capaci di entrare in un giardino e di vedere le piante non fa di un individuo un botanico; per diventarlo ci vuole un addestramento specifico” 2.

A partire dagli anni Novanta del Novecento si è diffusa la necessità di raccogliere dati interiori affidabili – in modo accurato e ripetibile –  attraverso tecniche introspettive di diverse tradizioni. In particolare quella buddhista si è mostrata essere la meglio strutturata e salda, nonché la più antica. Si tratta di metodi di accesso all’esperienza codificati da millenni, che prevedono training rigorosi al fine di ripulire e calmare la mente, indagarla e analizzarne le attività. Queste discipline – che come abbiamo visto in Phi-mind 15 sono nate con scopi soteriologici (la salvezza e la liberazione dal dolore) – sono state adottate come strumenti dalla scienza perché non richiedono di aderire a particolari credenze o mitologie.

Le discipline di meditazione condividono con la Fenomenologia l’attenzione per il metodo.  I gesti che portano alla presa di coscienza sono sostanzialmente tre: sospensione, ridirezione dell’attenzione all’interno, permanenza nello stato di domanda e di ‘lasciar andare’ in attesa della risposta3. In più si caratterizzano per portare il soggetto a vivere direttamente l’esperienza più che a descriverla, o a farne solo teoria e report verbale. Per questo è possibile utilizzare strumenti come lo Yoga e la Meditazione di presenza mentale4, pratiche quotidiane e concrete che coinvolgono corpo, respiro, atteggiamento mentale e che aprono allo stato di silenzio necessario a condurre osservazioni accurate e ripetibili. L’addestramento richiede tempo per allenarsi all’attenzione e all’ascolto delle sensazioni e rende accessibili gli aspetti pre-verbali dell’esperienza in sé.

Così come viene inteso da Francisco Varela, lo scopo di queste ricerche non è quello di trovare i correlati neurali della esperienza cosciente: infatti se l’esperienza è co-prodotta (cfr. Phi.mind 16 e 17) essa non ha un correlato, ma è decentrata nell’insieme delle relazioni nervose ed ecologiche tra organismo e ambiente. Lo scopo è invece quello di produrre resoconti fenomenologici dell’esperienza in atto che siano precisi e affidabili quanto i dati neurologici, per attivare una visione stereoscopica – in prima e terza persona – sull’esperienza.

Varela ha sempre auspicato la formazione di una comunità di ricercatori educati e disciplinati sia nella scienza che nella pratica meditativa intesa come un più completo approccio metodologico, che permetta di divenire consapevoli degli strati più profondi della nostra esperienza.

Un esempio pratico: sono stati studiati pazienti epilettici, in cui il livello neurologico locale (in 3° persona) e quello cognitivo-esperienziale globale (in 1° persona) si co-producevano in modo reciproco. A questi pazienti erano impiantati elettrodi nel cervello con i quali era possibile…

“…analizzare i momenti che precedono la crisi. Effettivamente grazie agli elettrodi era possibile prevedere l’arrivo delle crisi alcuni minuti prima. Questo è certamente un buon esempio di proprietà locali (le correnti locali) che conducono a una condizione globale (la crisi), in modo regolare. Ma eravamo anche in condizioni di avere segnali del contrario: se un paziente si impegnava in attività cognitive con uno scopo ben preciso (come riconoscere una forma visuale), potevamo notare cambiamenti nelle dinamiche epilettiche. Vale a dire: la conseguenza di una condizione globale che produce effetti verso il basso su attività elettriche locali in una modalità molto precisa”5.

La scoperta che l’attività neurale modifica in modo sottile la percezione globale dell’esperienza alcune ore prima dell’attacco epilettico e che nel contempo l’attività mentale ha effetto sugli attacchi di epilessia, ha portato a un progetto di “terapia cognitiva”. In un numero significativo di casi, i pazienti epilettici hanno potuto imparare a prevedere e gestire i loro attacchi6. L’uso di tecniche cognitive in sinergia con dettagliate analisi e con i resoconti di interviste (che sono dette “metodiche in seconda persona” perché vengono condotte tra il soggetto indagato nell’esperimento e un mediatore esperto, un ‘tu’ che aiuta ad esplicitare l’esperienza in atto7) consente al soggetto di divenire consapevole di eventi tenui ma estremamente importanti dell’esperienza e di intervenire.

Un altro esempio: in uno studio sperimentale sulla “sede fenomenologica della coscienza” (Point Zero) condotta da Bertossa e collaboratori8, il metodo delle interviste è stato utilizzato con decine di soggetti non addestrati a pratiche introspettive, registrando una ampia convergenza statistica dei risultati ed estendendo la ricerca a soggetti non-vedenti e non-occidentali.

Il metodo delle interviste è molto interessante e ne parleremo nel prossimo appuntamento. Dopo questa lunga digressione teorica e metodologica, torneremo al nucleo del nostro tema che è il sentire originario, l’atto di star-sentendo che si apre e attraversa lo spazio interiore della coscienza.

 

Riferimenti bibliografici

 1 Varela F.J. (1996), Neurofenomenologia, “Pluriverso” anno II, n. 3/1997, pp. 16-39.

Dalai Lama, Daniel Goleman (2003), Emozioni distruttive, Mondatori, Milano, p.374.

3 Depraz N., Varela F., Vermersh P. (2003), On Becoming Aware, John Benjamins, Amsterdam.

4 Bertossa F., Ferrari R. (2006), Meditazione di presenza mentale per le scienze cognitive. Pratica del corpo e metodo in prima persona, in Neurofenomenologia a cura di M. Cappuccio, Bruno Mondadori, Milano.

5 Varela F. J. (2000) Quattro pilastri per il futuro della scienza cognitiva, “Pluriverso”, 2, 2000.

6 Petitmengin C., Navarro V., Le Van Quyen M. (2007), Anticipating seizure. Prereflective experience at the centre of neurophenomenology, in “Consciousness and Cognition“, num. 16, pp.746-764.

7 Petitmengin C. (2006), Describing one’s subjective experience in the second person: an Interview Method for the Science of Consciousness, “Phenomenology and the Cognitive Sciences”, Volume 5, Numbers 3-4, December 2006 , pp. 229-269.  Trad. in italiano a cura di Fabio Negro: Descrivere l’esperienza soggettiva in seconda persona: un metodo intervistico per la scienza della coscienza

Bertossa F, Besa M., Ferrari R., Ferri F.(2008) Point Zero: A Phenomenological Inquiry into the subjective Physical Location of Consciousness, inPerceptual and Motor Skills“, 2008, 107, 323-335.  http://en.asia.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&sid=63&doc=391. Trad. It. Punto Zero: un’indagine fenomenologica nel luogo della coscienza

 

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