È difficile capire quale sia il dolore più profondo che attanaglia l’Occidente.
Per qualche tempo ho partecipato alle riunioni ristrette del costituendo Mind and Life Europe.
Il Mind and Life Institute fu fondato dal compianto amico Francisco Varela e da un lungimirante uomo d’affari americano, Adam Engle, nel 1983 con la collaborazione del Dalai Lama.
È stata una idea formidabile e ha dato inizio ad un primo confronto serio tra Scienza della mente e Buddhismo.
Oramai si sono svolti moltissimi meeting e l’Istituto procede robustamente.
Quando fu promossa l’idea di un ramo europeo venni contattato e presentato da chi già mi conosceva bene e mi recai agli incontri che si tenevano a Parigi.
Poiché era stato annunciato che sarebbe stato dato spazio alle Discipline Umanistiche oltre che alla scienza, mi sentivo entusiasta di dare un contributo: il confronto tra Buddhismo e Filosofia mi è sempre stato a cuore e non era ancora mai avvenuto in modo importante.
Provai così a saggiare il terreno tra gli altri convenuti e a proporre le grandi domande a cui è pervenuto il pensiero filosofico occidentale, specie quelle che sfociano nel cancro dell’anima europea: il nichilismo – ossia l’ “esistere per niente” che devasta pandemicamente le generazioni dalla seconda metà del ‘900 ad oggi.
Nessuno capiva, e, cosa che mi disorientò parecchio, neppure i buddhisti occidentali, coloro che si erano fatti monaci dopo aver vissuto il ’68 da protagonisti.
Non riuscivo a credere a ciò che vedevo e (non) ascoltavo.
Resto sempre più convinto che la questione del nichilismo costituisca il centro dell’anima perduta dell’Europa e, di conseguenza, dei suoi satelliti culturali, principalmente gli USA.
Scrissi una articolata lettera al consiglio direttivo e ai membri più influenti – alcuni europei altri americani – ma la cosa non suscitò reazioni.
Durante un incontro ristretto, dopo alcuni frustranti tentativi di riaprire questo frionte – e da dove dovrebbe partire un Buddhismo europeo se non dalle Quattro Nobili Verità così come comprese e patite dall’Europa? – mi rivolsi al Mistero stesso dicendo tra me e me: “Io più di così non riesco a fare. Aiutami.”
E l’aiuto arrivò.
Per ben due volte ebbi la possibilità di portare il “gotha” del Mind & Life ad una diretta esperienza dell’assoluto del sapere (con uno scienziato del cervello di fama mondiale che restò ammutolito e turbato) e del mistero dell’essere-invece-che-niente (con il consiglio direttivo che gentilmente si concesse all’esperimento in un locale riservato a noi soli).
Conosco una serie di “esperimenti ontologici” che fanno immediatamente “vedere” il mistero dell’essere e che avessero fatto diretta esperienza di ciò che mostrai loro fu palese soprattutto dalle loro facce sbigottite per ciò che avevano esperito, come mi confermò anche un caro amico che partecipava all’incontro.
Uno dei consiglieri più importanti che sempre mi aveva salutato con grande cordialità, all’incontro successivo a malapena mi guardò, salvo poi durante la riunione commentare che sì, da giovane anche lui si era posto quelle domande e ne era rimasto turbato, ma che poi non le aveva sviluppate.
Ecco il fatto: avvicinarsi al cuore del problema lo re-suscita e se ne ha paura.
Ma come potremo affrontarlo se non lo diagnostichiamo correttamente?
Un giovane europeo non trova il senso del suo esserci.
In questo senso, davvero (quel) Dio è morto e non può più risorgere.
Il niente attanaglia le viscere e costringe alla presa di coscienza che nulla ha un senso compiuto perché tutto è infondato, senza ragione e giustificazione.
Siamo “figli del nulla”, riprendendo il titolo di un magnifico libro della cara amica Paola Basile, libro che vi consiglio caldamente.
Come risolvere l’angoscia associata a tale consapevolezza?
Essa non si può aggirare o affrontare con palliativi.
Occorre andare alla radice, ma essa crea un effetto di repulsione visto che è la fonte stessa della più radicale sofferenza.
È l’inferno esistenziale: Leopardi, Nietzsche, i nichilisti russi, Sartre, Camus, Cioran..
Questo volevo chiarire agli amici del Mind & Life Europe.
Ma i buddhisti stessi temevano di prendere in considerazione le Quattro Nobili Verità così come maturate in Europa e patite dall’europeo.
In tale chiave io leggo anche l’esplosione della musica Rock – ma non solo – dai Rolling Stones a Luigi Tenco a David Bowie, che è andata di pari passo con la marcescenza dei valori tradizionali.
Oggi siamo nella putrefazione totale senza osare di dare parole a quel che ci accade.
Chi ne soffre viene indirizzato alla psicoterapia che, ameno di non aver la fortuna di incontrare un terapeuta illuminato, non sa né può dire nulla di significativo tutto ciò. Spesso la cura è addirittura delegata alla chimica farmaceutica.
La scienza è muta.
La religione è muta – perfino i Buddhisti.
I rari filosofi che sanno di che si tratta, non sanno che proporre – ho una concreta ed inveterata esperienza di confronto con loro su questo tema.
A casa i genitori non capiscono lo smarrimento dei figli e a scuola gli insegnanti ancor meno.
E il dolore continua a divorare le viscere e le anime.
Ecco quel che accade – non siete d’accordo?
E quindi?
E quindi occorre tornare con coraggio alla fonte del dolore seguendo le preziose indicazioni del Buddha, l’unico che seppe guardare impavido e lucido nel cuore del niente.
1. Esiste sofferenza – come negarlo?
2. La sofferenza ha una causa – quale è la causa della sofferenza, in Europa?
3. La causa può avere una fine – come?
4. Vi è una via per la cessazione del dolore, ossia sappiamo come estirpare la causa del dolore.
Questa è davvero una “buona novella”.
Per iniziare: quando diciamo che “esistere non ha senso” – e lo patiamo – cosa intendiamo davvero?
Cosa menzioniamo con “senso” e “assenza di senso”?
– Da distinguere rispetto al ruolo o scopo che si può avere nella vita: anche se la nostra vita andasse magnificamente, non con ciò avrebbe un senso esistenziale: sarebbe solo una-bella-vita-infondata. Spero che questo venga capito. –
.. Anche la via più lunga inizia col primo passo.
Buona coraggiosa ricerca.
Luigi Tenco: un giorno dopo l’altro
Foto: Avanguardie poetiche della sofferenza d’Occidente.
1. Luigi Tenco
2. Leopardi sul letto di morte.