Ho da sempre avvertito che la vita è in funzione della tappa finale, della morte.
Più passano gli anni e più mi accade un singolare fenomeno che chiamo “sta già accadendo”.
Ad esempio, mentre la sera torno a casa stanco e non vedo l’ora di coricarmi, mi dico “sono già a letto” e, vivo un singolare momento emotivo quando mi ritrovo coricato davvero ricordando quel “sono già a letto”.
Così con ogni cosa, anche seria.
Nulla dura per sempre e anche i gravi problemi passano.
Ricordo situazioni che vissi drammaticamente e ora constato che sono trascorsi quaranta, cinquant’anni da allora. Il presente, che non serba più traccia alcuna di quei drammi, sta accadendo.
Quello “sta già accadendo” mi tiene nella consapevolezza della transitorietà di tutto.
Via via che proseguo il gioco dello “sta già accadendo” – che diventa oltre che un sollievo, anche un interessante divertimento filosofico – mi trovo a dirmi “sono già sul letto di morte”.
Come per tutto il resto, accadrà che mi ci ritroverò; anche se non sarà un letto, varrà lo stesso.
E là divento molto serio.
Lo “sta già accadendo” relativo alla morte, infatti, è la messa in scena della minaccia estrema: la nullificazione.
Quando mi ritroverò assorto, conscio che Atropo sta per tagliare il filo e che la vita è giunta al capolinea, mi chiederò del senso dell’aver vissuto.
Cosa avrò compreso?
Con quanta illusione avrò trascorso i miei anni?
Quanti arbitrii avrò commesso?
Avrò trascorso i miei anni cercando l’autenticità, l’assenza di arbitrio?
Sarò capace di morire nella pacificante consapevolezza d’aver scorto la verità sull’esistenza?
Quale atteggiamento avrò nel momento del misterioso trapasso?
Saprò assorbirmi per non sciupare quella estrema occasione?
Avrò in me sufficiente consapevolezza per non farmi travolgere dal terrore?
E la minaccia di nullificazione è reale?
La morte mi cancellerà?
E se mi dovessi convincere che morendo sarò anneintato, che senso avrà porsi le suddette domande morali (in senso lato)?
Che senso ha porsi oggi stesso problemi morali ed etici?
Ecco, il gioco dello “sta già accadendo” mi insegna a esser serio.
Perché quel letto di morte sta viaggiando a gran velocità verso di me.
Anzi, vi sono già disteso.