Alcuni anni fa la Casa dell’Arte di Sasso Marconi, nei pressi di Bologna, tenne per un prolungato periodo un’esposizione piuttosto completa dell’opera di Morandi; in quell’occasione ho veramente incontrato il suo spirito.
Morandi, il laboratorio della solitudine è il titolo di un bel libro che evoca quel ‘quasi nulla’ che per i più è noia, ma per i mistici e gli artisti è luogo di rivelazione.
Il Maestro una volta confidò come si poneva in relazione con gli ‘oggetti’ tema della più parte delle sue opere:
“Chiudo gli scuri e lascio solo una lampadina ad inondare di luce la composizione di oggetti… Poi resto a guardare… E d’un tratto vedo! Ho trovato una vena d’ispirazione che non riuscirei ad esaurire anche se avessi una seconda vita a disposizione”.
Cosa vedeva Morandi?
Credo che semplicemente vedesse che le cose esistono.
Lo spirito della prima metà di questo nostro secolo (che possiamo far iniziare già nell’ultimo Ottocento) è stata, a mio avviso, straordinario. L’uomo si è smosso da quella condizione ipnotica che Heidegger chiama “oblio dell’essere”. L’Arte ha ben sentito ed espresso questa emergente consapevolezza rompendo gli schemi di maniera. Secondo il mio sentire l’Arte moderna esprime, dai cieli notturni di Van Gogh al Grido di Munch, dalle Teste di Diego di Giacometti alle nature morte di Morandi, una consapevolezza della Stranezza.
Essere è strano! (Parte della filosofia direbbe assurdo).
Io chiamo gli oggetti delle nature morte di Morandi ‘Strane Presenze’. E sono convinto che egli dipingesse proprio questa stranezza emergente in momenti di lucidità così intensa da generare il dubbio di star vivendo un’allucinazione. Perché la Realtà, ciò-che-sta-succedendo-ora, è oltre ogni possibilità di capacitazione. Una bottiglia non è, in quei momenti, solo una bottiglia; anzi, la bottiglia non c’è più: resta una strana presenza, circondata d’un fascino misterioso.
Fascino e stranezza: ecco Morandi.
Decifrare il perché di quel fascino spetta più al critico d’arte o al filosofo che all’artista stesso. Quest’ultimo, Morandi in particolare, lo esprime con la sua sensibilità, con gli strumenti della sua opera che ci fa sentire gratitudine per essergli concittadini.
Giorgio Morandi, nato a Bologna il 20 Giugno del 1890, è stato uno dei massimi esponenti del mondo della pittura e dell’incisione italiana. Di personalità riservata e amante della semplicità, passava lunghi periodo di ritiro nel suo studio per dedicare tutto se stesso all’arte. Lo hanno reso celebre le sue nature morte: le bottiglie, espressioni silenziose e significative del mistero della nostra esistenza. Le forme, anche le più banali e quotidiane, grazie alla poetica artistica di Morandi assumono una valenza metafisica, e ci richiamano attraverso il fascino antico esercitato dai segni quasi invisibili del pennello, a riconsiderare il significato di ciò che si mostra.