Un genitore deve dimostrare qualcosa, e cioè che il figlio gli sta a cuore più della propria stessa vita e di ogni agio che essa possa offrirgli. Il figlio deve crescere sapendo che il genitore per lui sarà sempre disponibile. Ciò non significa cedere ad ogni capriccio o pretesa del pargolo, ma solo che, nelle situazioni davvero delicate, il genitore sarà lì, pronto a sorreggerlo, consigliarlo, incoraggiarlo, difenderlo e dargli fiducia.
E quando il genitore sbaglia, è fondamentale che sia capace di chiedere sincere scuse al figlio come se stesse parlando con un adulto. Il figlio si sentirà trattato da adulto e ciò farà sì che via via prenda a comportarsi da tale.
Non esiste educazione senza sacrificio. “Sacrificio” significa fare o non fare qualcosa che ci costa. Dunque l’educazione comporta che molte volte il genitore rinunci a quel che amerebbe e che non lo faccia mai pesare al figlio.
Il peggior errore da parte di un genitore è di far sentire il figlio non desiderato, di troppo. Questa umiliazione si inciderà nell’animo del ragazzo e gli peserà per tutta la vita. Per cercare di compensare all’inaccettabile del non essere accattati, è facile che il ragazzo assuma comportamenti compensativi più o meno estremi e che, soffrendo, prenda a far soffrire anche altri. In tutti noi abita il senso di essere il valore massimo e assoluto – e lo siamo, anche se alla pari con gli altri. Nessuno può accettare che ciò gli venga negato, perché così si tradisce una verità fondamentale che lo riguarda; per questo essere negati fa male, perché comporta lo sconcerto indigeribile e inaccettabile della propria assolutezza negata – specie se ciò accade da parte di coloro per i quali ci si attenderebbe di rappresentare il massimo valore.
Un altro aspetto essenziale è quello dell’esempio. Tutti ammiriamo coloro che, oltre che parlare, agiscono in conformità a quel che di virtuoso credono e dicono, e ciò particolarmente se l’azione comporta sacrificio personale; queste persone, grazie a tale coerenza, acquistano autorevolezza e possono anche chiedere ad altri di fare ciò che essi già fanno riscuotendo quantomeno rispetto. Un genitore che sappia dare l’esempio col proprio comportamento verrà rispettato ed ascoltato, oltre che amato.
Dalla parte dei figli, ciò che un genitore apprezza, è che dimostrino di avere appreso e migliorato quanto si è cercato di trasmettere loro. Capacità di vivere, di badare a sé e, soprattutto, di risolvere più problemi di quanto ne creino.
Da entrambe le parti è necessario, infine, un principio di compassione. Il genitore avrà umane debolezze e fragilità e il figlio potrà a lungo mantenere, anche da adulto, aspetti infantili. Ma va bene così. Nel riconoscimento che entrambi, genitori e figli, abbiamo fatto del nostro meglio, l’educazione continuerà nella reciproca stima e benevolenza.
……
Una madre chiese a Gandhi di consigliare sua figlia, lì presente, di smettere di ingozzarsi di dolciumi poiché le facevano male alla salute.
Gandhi disse che non poteva farlo subito, ma che avrebbe tentato dopo un paio di settimane.
La donna era sconcertata: perché non subito, dal momento che la ragazza era lì presente e che Gandhi era un uomo molto autorevole?
Gandhi, dunque, disse alla signora di tornare dopo due settimane.
Passato il tempo, lei tornò con la figlia e Gandhi caldamente esortò la ragazza di non mangiare più dolci.
La ragazza ne fu impressionata e promise.
La madre, incuriosita, chiese al Mahatma perché avesse atteso due settimane per consigliare la ragazza. Gandhi confessò che voleva verificare se lui stesso, a cui i dolci piacevano moltissimo, sarebbe stato capace di non mangiarne più.
Poiché anche lui aveva smesso, si era sentito di poter consigliare anche la ragazza.