Dal 15 al 22 luglio 2017 ad Anterselva di Mezzo (BZ).
L’uomo che si domanda su di sé in scienza, filosofia e nella pratica della meditazione.
Una sfida del pensiero al pensiero.
con Franco Bertossa, Roberto Ferrari e Paolo Pendenza
Il corso verrà presentato sabato 15 luglio alle 21 e prevede due incontri al giorno: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.00. Al mattino, dalle 7.30 alle 8.30, sarà offerta la possibilità di approfondire i temi del corso attraverso la pratica della meditazione. Durante il corso della settimana è prevista una mezza giornata libera che verrà decisa in base alle previsioni meteo, in modo da garantire la possibilità di fare escursioni lunghe.
Introduzione
Quali sono le basi filosofiche della conoscenza scientifica? Quale immagine dell’uomo e della sua coscienza emerge dalla fisica e dalla biologia? La coscienza conosce o è conosciuta? C’è relazione tra le filosofie e le pratiche orientali e la ricerca scientifica? Esistono conoscenze certe, che non siano solo assunzioni provvisorie o arbitrarie? Le lezioni saranno integrate da laboratori dialogici di filosofia e sessioni di meditazione.
Filosofi della mente all’attacco: Dennett vs. Chalmers vs. Nagel
Roberto Ferrari
Nel mondo anglosassone degli studi sulla coscienza si sfidano alcuni tra i maggiori filosofi oggi in attività. Filosofi della mente che prendono molto sul serio le teorie neurologiche ed evoluzioniste sulla coscienza, traendone però conclusioni molto diverse: alcuni come Daniel Dennett sono fortemente riduzionisti e oggettivanti, pronti ad eliminare l’esperienza vissuta dall’arredo del mondo. Per altri come David Chalmers la coscienza è un “ulteriore” fenomeno fondamentale della natura, una proprietà come le onde elettromagnetiche o la forza di gravità ma non oggettiva. E un grande vecchio della filosofia americana, Thomas Nagel, porta argomenti razionali e radicali per mostrarci, instancabile, il mistero della mente cosciente. Al centro di questi conflitti filosofici, l’esperienza che siamo attende di essere compresa.
Francisco Varela: un neuroscienziato in Tibet
Roberto Ferrari
Difficoltà e paradossi del problema mente-corpo non sono facilmente risolvibili prediligendo ora l’uno ora l’altro estremo, e per questo è illuminante il lavoro scientifico di uno dei più importanti biologi di fine ‘900, Francisco Varela. Uno studio sulla biologia della mente cosciente, portato avanti in 30 anni di ricerche di confine, condotte tra il rigore scientifico oggettivo e la passione per la fenomenologia intersoggettiva. Varela ha introdotto nel contesto degli studi sulla mente cosciente il concetto oggi centrale di embodiment – l’essere situati in un corpo – e la necessità di coniugare la ricerca sulla coscienza con i metodi di indagine delle tradizioni contemplative, in particolare quelle buddiste della tradizione tibetana. E ci ha lasciato, con la sua prematura scomparsa, un esempio di come si possa vivere anche la malattia con un atteggiamento etico e trasformativo. La sua eredità è una miniera di stimoli e riflessioni tutta da esplorare.
Indagare l’esperienza: il Punto Zero della coscienza
Roberto Ferrari
Quali metodi sono affidabili per indagare la nostra coscienza in prima persona? Essa viene considerata un fatto “privato”, vago e privo di valore scientifico. Tuttavia vedremo come, grazie al prezioso lavoro di molti filosofi e psicologi sperimentali, si possa allargare il campo della scienza e si possano adottare metodi affidabili di introspezione, per raccogliere e convalidare i dati dell’esperienza diretta. Una sfida sperimentale al “pensiero unico” che riduce la conoscenza scientifica dell’uomo a quella delle sue funzioni cerebrali. Vedremo come sia possibile identificare il ‘Punto Zero’, la sede esperita della coscienza: in una ricerca sperimentale, esaminando decine di soggetti non addestrati, vedenti e non vedenti con i metodi della Neurofenomenologia, si è giunti a una risposta penetrante alla domanda “dove sono io?”.
Razionalità ed irrazionalità nell’impresa scientifica
Paolo Pendenza
A partire dai concetti di “paradigma” e di “rivoluzione scientifica”, introdotti da Thomas Kuhn, tra i filosofi della scienza come Popper, Lakatos fino a Feyrabend, si è acceso un dibattito sull’esistenza di criteri di demarcazione fra scienza e pseudoscienza. La questione riguarda la stessa natura della scienza e in particolare se essa sia descrivibile in termini puramente razionali o se ci sia spazio per una qualche forma di irrazionalità. La posta in gioco è l’esistenza di un modello di realtà che può essere descritto in modo sempre più accurato o immagini del mondo che dipendono in modo decisivo da parametri socio-culturali e che rischiano di essere fra loro “incommensurabili”.
Limiti dell’oggettività nella conoscenza scientifica
Paolo Pendenza
Il metodo scientifico nasce per rispondere all’esigenza di realizzare una conoscenza più affidabile rispetto alle osservazioni puramente soggettive o alle deduzioni che partono da principi metafisici. In questo modo è nata una visione del mondo oggi fortemente condivisa e così efficace che difficilmente si distingue fra oggettività e intersoggettività. Eppure, ad un’attenta analisi dei fondamenti della scienza, sembra che ci sia almeno un ambito che ci riguarda direttamente come esseri umani, non riducibile né ad un principio di oggettività, né all’idea tradizionale di soggettività.
Plausibilità del realismo
Paolo Pendenza
La materia, l’energia, gli elettroni e i bosoni, le onde elettromagnetiche e i campi quantistici, nel momento in cui li studiamo, li misuriamo, li utilizziamo, con grande evidenza sembra che esistano di per sé, sembra che abitino il mondo “là fuori”. La scienza moderna li ha scoperti, li ha tratti fuori dall’oscurità nella quale erano rimasti dai primi istanti di vita dell’universo. Ma non è chiaro se gli oggetti della fisica e le loro proprietà possano essere pensati realisticamente oppure siano in qualche modo “creati” dall’atto stesso della misura. Fra determinismo, fisica quantistica e filosofia ci si può chiedere quale approccio sia più plausibile.
Certezza ed incertezza nella scienza
Paolo Pendenza
La scienza che si è sviluppata nel corso del Settecento e dell’Ottocento ha portato ad una descrizione deterministica e indubitabile dei fenomeni naturali. Il Novecento, poi, è stato caratterizzato da una rivoluzione scientifica che ha scosso alcuni dei presupposti del metodo scientifico così come fino ad allora era stato conosciuto. Ha fatto irruzione in modo indiscutibile l’elemento dell’incertezza come ingrediente inevitabile di ogni forma di conoscenza, anche di quella più esatta. Basti pensare al principio di indeterminazione di Schrödinger o ai teoremi di incompletezza di Gödel. Oggi la scienza è associata all’idea di un sapere rigoroso, efficace ma allo stesso tempo provvisorio. Forse, però, è possibile individuare ancora uno spazio di indubitabilità.
Della certezza: laboratorio di meditazione e filosofia esperienziale
Franco Bertossa
Quale è il ruolo del corpo nella conoscenza della conoscenza? L’India tramanda la pratica della meditazione la quale porta a stati di immobilità prolungata del corpo, di silenzio della mente e di grande concentrazione su temi dell’esperienza interiore. La scoperta e la frequentazione di questa precisa topografia dell’esperienza interiore permette di individuare e frequentare un laboratorio in cui è accesa la prima scintilla della coscienza. Là l’indagine su coscienza, io, struttura della conoscenza, libertà, ecc., appare direttamente accessibile e risulta indubitabilmente significativa.
E – affermazione che stride fortemente con la epistéme dominante – vi si rivela possibile, infine, attingere ad una esperienza di incontestabile assolutezza di sé.
Durante la settimana verranno, a questo fine, proposte regolari sedute di meditazione a complemento dei dialoghi.
I docenti
Paolo Pendenza si è laureato in fisica presso l’Università “La Sapienza” di Roma con una specializzazione in astrofisica teorica, ha insegnato matematica e fisica per 18 anni in vari licei del Trentino ed attualmente è Dirigente scolastico nell’Istituto di Istruzione superiore “A. Degasperi” di Borgo Valsugana (TN). I suoi interessi professionali lo hanno portato ad approfondire vari temi inerenti la didattica, la comunicazione scientifica e la filosofia della scienza, anche grazie a collaborazioni con l’Università di Trento e di Bologna. Ha tenuto numerosi corsi di divulgazione scientifica e conferenze sulla fisica moderna ponendo un’attenzione particolare agli aspetti concettuali ed epistemologici delle questioni affrontate, ed è stato promotore del ciclo di seminari sulla filosofia della scienza presso ASIA.
I suoi interessi si estendono all’epistemologia, alla biologia teoretica e alla etologia cognitiva basata sull’emergenza di menti collettive e sull’approccio enattivo di Francisco Varela. Con il Centro Studi ASIA diretto da Franco Bertossa ha condotto ricerche sulla filosofia della mente, gli studi sulla coscienza. Sempre per il Centro Studi ASIA è stato invitato più volte a condurre interventi e seminari in diverse università italiane e straniere, tra cui l’École Polytecnique e l’École Normale Supérieure di Parigi.
Franco Bertossa è nato in Istria nel 1954, pratica lo Yoga e le arti marziali dai primi anni ‘70. Nel 1979 partì per il primo di una serie di viaggi al Monte Athos, in Grecia, la penisola sacra della tradizione cristiano-ortodossa, abitata da monaci ed eremiti. Essendo di madrelingua croata, ebbe la possibilità di comunicare con vecchi anacoreti serbi, bulgari, russi e, in francese, con diversi romeni. Dal 1980 viaggia frequentemente per l’India visitando i luoghi e i personaggi della tradizione. È stato tra gli allievi più stretti di Gérard Blitz, secondo il cui metodo tuttora insegna lo Yoga. Detiene il 7° Dan della scuola di Yuishinkai, conferitogli da un allievo diretto del fondatore dell’Aikido, Ueshiba Moihei. Nel 1994 fonda ASIA e dal ’95 organizza le Vacances de l’Esprit, seminari di divulgazione culturale di alto profilo. È coautore dell’articolo scientifico Point Zero: an experimental inquiry of the seat of consciousness, che comprova sue intuizioni sulla coscienza. Ricercatori di Yale hanno riconosciuto che il gruppo del Centro Studi Asia è stato il primo in assoluto a porsi la questione sulla localizzazione empirica della sede della coscienza.