Il ciclo di incontri del 6/7 novembre 2004 – di cui riportiamo di seguito alcuni momenti e testimonianze – ha avuto come tema fondamentale la paura.
I contenuti delle diverse attività sono stati attentamente elaborati al fine di suscitare le emozioni che ruotano attorno a questo sapore.
Tuttavia, il tema scelto non è in alcun modo vincolante per lo svolgimento del percorso: l’invito è innanzitutto a cogliere il proprio sentire, perciò qualunque sensazione viene accolta, valorizzata e messa in relazione a ciò che l’ha suscitata.
I bambini iniziano il percorso senza essere informati sul tema degli incontri, in modo da potersi ascoltare senza pensare di dover rispondere a particolari aspettative delle insegnanti.
Solo in seguito, prendendo in considerazione le sensazioni che loro stessi esprimono, si può evidenziare il filo conduttore di tutte le attività proposte.

LA MUSICA: ascolto di un brano musicale: Goblin, Suspiria – celesta and bells

L’ascolto è preceduto da un breve rilassamento che dispone ad accogliere le sensazioni e gli stati emotivi suscitati dalla musica, e avviene in silenzio, nell’immobilità del corpo, a occhi chiusi. In seguito, ognuno scrive le emozioni che ha provato ascoltando la musica. Alla fine i bambini, a turno, riferiscono le proprie sensazioni.

Alcune testimonianze: ascoltando la musica
ho sentito…
– “Agitazione”
– “Paura”
– “Un mistero senza fine”
– “Paura, irrequietezza”

Dopo aver espresso le proprie sensazioni, i bambini sono guidati nella scoperta della struttura ritmica del brano ascoltato e di ogni strumento presente, e degli aspetti formali riguardanti l’organico strumentale e la melodia. Si evidenziano inoltre le relazioni tra le sensazioni provate e la struttura musicale (ritmo, strumentazione, dinamiche, ecc.).

L’ARTE FIGURATIVA: sentire un’opera pittorica: Giotto, Polittico

Le emozioni che proviamo di fronte a un’opera d’arte sono la chiave per farci scoprire, al di là di un approccio nozionistico, il messaggio che l’artista intendeva trasmettere e che si è conservato lungo i secoli. È possibile avvicinarsi all’arte tramite l’osservazione e la decodifica delle sensazioni evocate dall’incontro con l’opera stessa, soffermandosi sul perché siano emerse proprio quelle sensazioni, e mettendole in relazione con gli elementi dell’opera che le hanno suscitate.
Per questo è necessario “esporsi” a lungo all’opera, e quindi al suo da dire, senza fretta e dedicandosi a un solo quadro.

Alcune testimonianze: guardando il dipinto mi sono sentito…
– Marina: Io ho sentito tristezza e gioia nello stesso tempo
– Carlo: Io ho sentito felicità ma anche un po’ di paura, mi hanno colpito i colori sul rosso
– Federico: Io provo gioia guardandolo da un lato (a destra, verso San Paolo), mentre di là (a sinistra, verso San Pietro) sento tristezza
– Martina: Mi ha colpito la figura centrale, la Madonna: guardandola ho sentito felicità e tristezza
– Andrea: Guardando il quadro quando ho aperto gli occhi ho sentito perplessità e poi sono stato attirato dalla figura di San Pietro che mi ha stupito
– Aurelio: Quando ho aperto gli occhi ho sentito “guerra”. E poi mi sembra che mi guardino storto! Praticamente guardano tutti storto tranne Gesù e l’angelo. La Madonna mi fa paura perché è quella che mi guarda più storto di tutti
– Alberto: La figura che mi ha colpito di più è l’Arcangelo Michele che mi ispira forza, saggezza e felicità
– Chiara: Questo quadro mi ha fatto sentire all’inizio delle emozioni positive e speciali, poi guardando bene mi ha tirato fuori l’emozione della solitudine.

Ognuna delle osservazioni è stata attentamente sviluppata e discussa, mostrando quali elementi pittorici hanno suscitato una particolare sensazione (l’uso dei colori e delle linee, la posizione del corpo e l’espressione del volto delle figure presenti nel quadro, ecc.) ed analizzandone il significato. Alla fine i bambini stessi hanno ricostruito la “lettura” del quadro, esprimendo il messaggio che l’artista – uomo del Medioevo – ci sta comunicando.

LE PAROLE: Racconto: Chiara Carrer, Il grande Ploff (da una favola himalayana)

Alla fine del percorso, i bambini possono osservare la complessità delle sensazioni, dei diversi “sapori” emotivi che le accompagnano e dei molteplici significati racchiusi nelle parole che utilizziamo per definirle. Per esempio, la sensazione che chiamiamo “paura” può essere esplorata e conosciuta meglio, e ne può emergere l’aspetto interessante (alcune domande-chiave: che cosa ci fa paura? dove si sente la paura? perché abbiamo paura? la paura è una “cosa da bambini”? se la paura è legata a qualcosa di sconosciuto, lo sconosciuto è sempre minaccioso?, ecc.).

La conclusione delle attività viene introdotta tramite la lettura di un racconto, Il grande Ploff: di fronte alla paura dello sconosciuto e apparentemente minaccioso “grande ploff” che fa fuggire terrorizzati tutti gli animali, il leone è l’unico che si chiede di cosa si tratta e va a vedere con i propri occhi. Alla fine, scopre che il “grande ploff” non era altro che il suono di una mela cotogna caduta nel lago.

Alcune testimonianze: riflessioni sulle attività svolte a partire dal racconto
Tommaso: secondo me questa storia esprime il fatto che quando noi ci impauriamo vediamo le cose più paurose di quanto siano davvero.
Insegnante: Sì, a volte quello che sembra non è quello che è in realtà. Vi è successo di avere una paura come quella del “grande Ploff”, che poi andando a vedere si è rivelata infondata?

I bambini raccontano diversi aneddoti.

Ins.: Perché si ha paura, di che cosa?
Michele, Caterina: Di quello che non si conosce.
Ins.: E perché lo sconosciuto fa paura?
Carlo: Perché non sai se è buono o cattivo.
Aurelio: Non si sa bene che cosa ci si può aspettare.
Ins.: – Noi possiamo aver paura quando quel che sembra non è quello che è.
Michele: La cosa più tremenda è che i conigli pensavano di sapere cos’era il “grande ploff”.
Ins.: Ma la paura era di qualcosa di reale o di immaginario?
Bambini – Immaginaria.
Ins.: Ma è sempre così?
Alice: Alcune volte è reale.
Ins.: Possiamo fare delle distinzioni. Ci sono tipi diversi di paura. Noi abbiamo paura delle cose sconosciute, e in effetti ciò che non conosciamo può anche rivelarsi pericoloso. Se io ho paura ad attraversare la strada, o di bruciarmi col fuoco, sono paure di un pericolo reale o no?
Bambini – Sì sono paure utili, così non ci facciamo male.
Ins.: Sì, ci sono paure che fanno sì che ci possiamo difendere dai pericoli, oltre alle paure per qualcosa che non è come immaginiamo che sia. Il “grande ploff” alla fine è una mela che cade nel lago, non c’era nulla di cui aver paura, la causa della paura era immaginaria. Ma la paura che proviamo è reale o no?
Bambini – Sì, si sente davvero.
Ins.: La proviamo come se avessimo a che fare con qualcosa di davvero pericoloso. L’unica possibilità che abbiamo allora è di fare come il “leone dalla folta criniera”: se vogliamo sconfiggere una paura cosa dobbiamo fare per prima cosa?
Bambini: Dobbiamo vedere che cos’è.
Ins.: – Sì, dobbiamo vedere di che cosa si tratta. Non è detto che ci sia una reale minaccia: per esempio, le figure del quadro che avete osservato stamattina non erano molto rassicuranti, facevano un po’ paura specie se osservate da vicino. Tutti sapevamo che si trattava di un disegno, mica di persone vere. Ma i quadri e la musica ci comunicano delle emozioni. Durante questo percorso cosa abbiamo imparato?
Aurelio: A non farci prendere dalla paura.
Marina: Che la paura ci fa venire delle domande.
Sofia: A conoscere di più noi stessi e ad ascoltarci per sconfiggere le paure.
Martina: … la paura ci fa fare delle domande.
Ins.: Infatti, prima di sconfiggerle dobbiamo innanzitutto ascoltarci. Tutte le attività che abbiamo fatto partivano dall’ascolto di che cosa? Il leone dice: “Avete zoccoli, zanne, proboscidi, unghie e artigli per difendervi”… e noi cosa abbiamo?
Caterina: Abbiamo le domande.
Ins.: Sì, le domande sono l’arma più potente, possono sconfiggere le paure perché se ci domandiamo possiamo andare a vedere di cosa sono fatte. Anche il leone aveva artigli e zanne, ma cosa ha usato?
Bambini – La domanda! E poi è andato a vedere e aveva ragione.
Ins.: Sì, è andato a vedere coi propri occhi. La paura secondo voi è una cosa da bambini?
Bambini – No!
Ins.: Allora diventare grandi vuol dire non avere più paura?
Bambini: – No! No, significa avere più esperienza e quindi averne un po’ meno.
Ins. – Ma l’esperienza come fai a fartela?
Alcuni bambini: – Vivendo.
Aurelio: Facendo delle domande.
Caterina: Crescere vuol dire imparare a fare domande.
Ins.: Adesso, avete imparato che potete fare attenzione a ciò che sentite ogni volta che ascoltate una musica, vedete un quadro, ascoltate una favola… Potete scoprire il messaggio dell’artista o capire che cosa vi sta succedendo: in che modo?
Marina: Con le domande.
Tommaso: Con le sensazioni.
Carlo: Si può anche vedere dove le senti e se provi la paura puoi verificare se è vera o falsa.
Aurelio: Ci possiamo fare le domande sulle sensazioni.

ATTIVITÀ CONCLUSIVE

L’incontro si è chiuso con la rielaborazione personale creativa dell’esperienza fatta: i bambini hanno avuto a disposizione fogli bianchi e colorati, colori, pennelli, forbici e colla per scrivere, disegnare, dipingere, comporre collages. Il tema da seguire era l’espressione delle loro emozioni in quel momento, o di ciò che degli incontri li aveva colpiti di più.

Consegna degli attestati di partecipazione

Ad ogni bambino è stato consegnato un attestato di partecipazione col proprio nome, con la giraffa simbolo del Laboratorio del Sentire riprodotta a tutta pagina.