In occasione delle Vacances de l’Esprit 2008, Franco Bertossa ha intervistato il famoso filosofo italiano intorno ai punti chiave del suo pensiero. Riportiamo la prima parte della lunga intervista che Emanuele Severino ci ha rilasciato.
Rispondendo alla prima domanda, cosa caratterizza essenzialmente quell’esperienza di pensiero affiorato 2600 anni fa in Grecia, Severino ravvisa nel pensiero filosofico il tentativo forse più radicale dell’uomo di prendere posizione rispetto alla morte e al dolore, considerando Il rimedio approntato dal mito dubitabile e inefficace. Approfondendo la domanda sull’apparire quale evento originario, Severino pone l’accento sul fatto che il pensiero contemporaneo è sì una negazione dell’epistème, del sapere incontrovertibile in grado di essere regola di ciò che accade nel mondo, ma è un rifiuto in nome della rigorizzazione delle categorie del passato, perché non c’è essere umano, quindi né scienza, la quale non pensi al divenire. Il concetto di divenire per Severino è ciò che merita il nome di pre-conscio in senso psicanalitico. Parlando del pre-conscio della scienza, egli si riferisce alla dimensione conscia di ciò che la cultura occidentale sa dell’occidente stesso. Il divenire di cui parla Severino è il contenuto del manifestarsi del mondo. Tutte le azioni e tutti i pensieri dell’uomo proverrebbero da quella manifestazione del mondo che il pensiero greco ha subito catturato interpretando il mondo come divenire altro, uscire dall’aletheia andare nel lethe, nell’oblio. La grande questione è tener ferma l’originarietà dell’apparire ma uscendo dalla cattiva lettura del senso del contenuto che appare.
La prima parte dell’intervista termina con una disamina del principio di contraddizione quale figura tipica del pensiero occidentale. Severino sottolinea come stia diventando sempre più acuta l’esigenza da parte della scienza di una teoria del tutto, in quanto versa in uno stato aporetico tra due o tre concezioni fondamentali in relativa contraddizione fra loro, e l’istanza avrebbe tutti i caratteri della teoria trascendentale. Questa è tuttavia una tendenza in contrasto con la specializzazione della scienza, in quanto essa per sua natura implica la possibilità/necessità di considerare come nulla ciò che sta al di fuori del campo specialistico, il che vuol dire che l’ontologia è presente nel concetto stesso di istituzione scientifica.
Emanuele Severino è professore emerito di Filosofia teoretica presso l’Università di Venezia e insegna Ontologia fondamentale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. È Accademico dei Lincei. Ha offerto un’interpretazione della filosofia che sottolinea lo scacco del pensiero metafisico a partire da Platone. Per superare le aporie nichilistiche della tradizione metafisica evidenti anche nel discorso moderno della tecnica, ha promosso un ritorno a una filosofia dell’Essere che esclude il non-essere e il divenire.