Solo l’uomo ha il bisogno di esprimere qualcosa che sta tra cuore e cervello
Maestro Toscani, lei è un italiano illustre. Figlio d’arte -suo padre è stato il primo fotoreporter del Corriere della Sera-, è diventato il simbolo della creatività che non ha paura di urtare, di uscire dagli schemi e di portare il messaggio direttamente nell’animo, nelle viscere. Cos’è la creatività?
La creatività appartiene all’uomo. Tutti hanno creatività, ogni atto umano è creativo, di cosa vi meravigliate?
Ci spieghi meglio.
Ha mai visto un cane che si mette a creare qualcosa? Non ne ha bisogno. Il cane fa il cane, e così tutti gli altri animali. Solo l’uomo ha questo bisogno, questa necessità interiore che lo mette nella necessità di creare, di esprimere qualcosa che sta tra cuore e cervello. Il cane è perfetto così com’è, è solo l’uomo che cerca costantemente la perfezione nell’atto creativo.
Quindi tutti dovremmo essere creativi.
Essere creativi fa il pari con il rischio. Non si può pensare di vivere nelle proprie sicurezze e al contempo essere dei “creativi”. Oggi si usa molto questa parola. Si dice: “Quello è un creativo”. Poi scopro che fa le scarpe, le borsette. Questa non è creatività. La creatività nasce da una situazione insicura, dobbiamo metterci in gioco, dobbiamo rischiare.
Chi può insegnarci a fare questo?
La scuola, le istituzioni, no di certo. Il sistema è contrario alla creatività, lì dentro si insegna una irrazionale razionalità. Quando ero ragazzo mi ricordo che la cosa più noiosa era andare a scuola e sentire le lezioni che venivano fatte sempre nello stesso modo. Ricordo un albero fuori dalla finestra, lo guardavo sempre e mi sembrava assurdo rimanere per tutto il tempo in quel posto. La scuola insegna la sicurezza, la società parla in continuazione di sicurezza, la sicurezza sul lavoro, la sicurezza delle città, e così via. Le istituzioni ci insegnano a vivere lontani dalla creatività, ma fa parte anche della nostra educazione. Pensi solo ad una mamma che, quando il figlio gli dice rosso, indicandogli un oggetto blu, lo indirizza verso una sicurezza, verso un contingentamento, mentre il bambino stava esprimendo una possibilità imprevista. Ecco, direi che la creatività è possibilità.
Ma il rischio è sufficiente per l’atto artistico?
Beh, l’arte innanzitutto ha bisogno di non controllo, di uno stato di non controllo. Spesso l’arte si scontra con la morale, ma anche con la sicurezza. Non si può essere al sicuro e creativi. Pensiamo che tante opere d’arte del passato oggi non sarebbero possibili, perché si scontrerebbero con la morale dominante. Ma riflettiamo su una cosa: si parla tanto di sicurezza, ma cosa è sicuro? L’unica cosa sicura, per quanto mi riguarda, è che qui dentro moriremo tutti. Tutti, nessuno escluso. L’arte parte dalla condizione umana, non può che partire da questa. Un’arte che si ferma all’estetica, alla forma, non può che essere mediocre.
Vuole dire che oggi c’è mediocrità?
Oggi l’arte è mercantile. Non dico che non può essere commerciale, se pensiamo che anche Mozart lavorava su commessa, era pagato per il suo lavoro. D’altronde, senza arte non c’è potere e senza potere non può esserci arte. Il problema è che oggi si ha paura dell’insuccesso, è questo che porta alla mediocrità. Non si può parlare di creatività e di consenso. Non funziona. La creatività deve rischiare di urtare, di andare contro la morale. E’ un’ossessione, una malattia, qualcosa che sta tra cuore e cervello.