Un tempo la presenza del padre al momento del parto era qualcosa di impossibile; al limite era tollerato fuori dalla porta e informato sull’andamento o sulla conclusione dell’evento. Da questa esclusione si è passati quasi a un obbligo di partecipare tanto che se una coppia non sceglie di vivere insieme questo momento deve giustificarsi.
Ritengo assurda questa situazione e penso che entrambi i genitori debbano avere il tempo per riflettere su questa loro scelta; trovo inoltre importante che, in caso di discordanza fra i due, sia rispettata la scelta della donna. E’ vero che per l’uomo si tratta di assistere alla nascita del proprio figlio ma non bisogna dimenticare che si tratta anche di assistere al travaglio e al parto della propria compagna. La situazione emotiva della donna è fondamentale, per lei è importante essere nel luogo in cui desidera partorire e in presenza delle persone che in quel momento ha bisogno di avere vicine. Il rispetto di queste esigenze è fondamentale per il buon svolgimento del parto!
Se la presenza del proprio compagno è richiesta dalla donna allora entra in gioco per l’uomo la domanda: cosa fare?
Questa domanda diventa fondamentale soprattutto quando la donna ha praticato yoga durante la gravidanza; è essenziale che l’uomo conosca almeno in teoria su quali principi si basa lo yoga, se lo pratica ovviamente è ancora meglio.
ASCOLTO: lo yoga parte da uno stato di ascolto, per ascoltarsi occorre silenzio; silenzio fuori: l’ambiente non deve creare distrazione alla donna. Se si è a casa compito dell’uomo è evitare che la donna venga distratta da visite, telefonate, lui stesso dovrebbe essere disponibile ma mai invadente. Il silenzio esterno crea le condizioni per il silenzio interiore al cui valore la donna è stata educata dai mesi di pratica di yoga. Nella nostra cultura è molto apprezzata la persona estroversa, tanto che se si è in gruppo e qualcuno rimane silenzioso, tutti si sentono in dovere di toglierlo da quello stato perché preoccupati. Al contrario, quando mi rivolgo ai futuri padri, dico sempre che se in travaglio la donna se ne sta silenziosa e in disparte, se non ha voglia di avere nessuno vicino e non chiede nulla, allora va tutto bene. E’ uno stato che non va mai disturbato.
PRESENZA: essere presenti alla nascita non significa necessariamente intervenire nella nascita; questo richiede una grande maturità per l’uomo. Esserci con tutta l’attenzione e la disponibilità di cui si è capaci intervenendo solo su richiesta della donna, vuol dire avere colto l’importanza e l’aiuto che può dare una presenza di qualità.
ABBANDONO: abituato culturalmente a decidere, a dirigere, ora l’uomo deve semplicemente essere lì. Così semplice e così difficile! L’abbandono di quell’immagine, così inadeguata ora davanti al mistero della nascita, è il prezzo richiesto per accedere al rito.
Questo non significa che l’uomo non farà nulla.
Come ho già detto la sua presenza è indispensabile in primo luogo per fare da filtro tra la donna, che ha bisogno di raccoglimento, e il mondo esterno; sia a casa che in una struttura dove sarà lui, più che la donna, ad avanzare tutte le richieste necessarie. Successivamente potrebbe accadere che per la donna a un certo punto diventi difficile assumere alcune posizioni di cui però sente la necessità; ecco che in questo caso il sostegno dell’uomo può essere fondamentale.