BOLOGNA – Il problema alimentare in Cina è enorme e, conseguentemente, lo è anche qui da noi: l’uso di anticoncezionali, ormoni, pesticidi, coloranti in modo indiscriminato nei prodotti destinati all’alimentazione provoca gravi problemi di salute.
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Tutto questo avviene sotto la copertura interessata del potere politico, che non vuole penalizzare le esportazioni ma anche “non vuole perdere la faccia”, come ci racconta Zhou Qing, ex ragazzo di piazza Tienanmen, oggi giornalista, redattore e autore del libro “La sicurezza alimentare in Cina” (Spirali, 2008), vincitore a Berlino del Lettre Ulysses Award for the Art of Reportage.

Lo abbiamo intervistato a Bologna, in occasione della conferenza La sicurezza alimentare in Cina e nel pianeta (clicca qui per info).

Ecco uno stralcio del suo libro: “Ho visto con i miei occhi […] la scena seguente: verso la fine dell’anno gli allevatori di pesce, quando puliscono dal fango la vasca, depositano uno spesso strato di ciprofloxacina o di pillole anticoncezionali. La motivazione di questa operazione non è solo quella di evitare malattie infettive tra gli animali, ma anche la volontà di accelerarne la crescita con gli ormoni contenuti in grande misura nei farmaci anticoncezionali. Ecco perché gli allevatori di queste zone mi dicono: ‘E’ evidente che noi non mangiamo i pesci allevati da noi o dai nostri colleghi’. […]
Il periodo necessario a questa tartaruga (la Trionyx sinensis, ndr.) per raggiungere il peso di un chilo è di circa due anni, ma adesso è di soli due mesi!”

A cura di Paolo Ferrante
Redazione Asia.it