Seminario del Maggio 2005 presso ASIA Bologna

Il 4 e il 5 maggio, nell’ambito del ciclo “Sacro e dissacrazione”, i locali della nostra associazione hanno ospitato (primi in Bologna) Frédérick Leboyer autore del famosissimo “Per una nascita senza violenza”.

Ad A.S.I.A. Leboyer è venuto per evocare la sacralità della nascita attraverso un’arte indiana: il canto carnatico.
Non è stata un’esperienza rivolta solo alle donne in attesa di un bambino o alle ostetriche ma bensì una opportunità di “respirare a un ritmo comune” guidati da un artista.
Naturalmente però per le future mamme Leboyer ha avuto un’attenzione particolare e loro stesse, peraltro non nuove all’esperienza del canto carnatico che già praticano durante il corso di yoga, hanno posto numerose domande alle quali Leboyer ha risposto come è solito fare: rimandandole a loro stesse e alla pratica del canto.

– … non c’è una situazione uguale ad un’ altra, non c’è mai una donna uguale ad un’altra, ogni neonato è diverso…
…dipende…non si può sapere con certezza…
…no, questo tipo di nascita non è per tutti…

Chi non si è fermato alla prima reazione di fastidio che forse queste risposte poco “pratiche” hanno suscitato ma ha avuto il coraggio di spingersi un po’ più in là, ha probabilmente intuito dove Leboyer voleva portarci: nessuno può fare la strada al posto nostro, non c’è niente di garantito, il rischio c’è sempre e ovunque. Stabilito questo quindi ecco la necessità di ritornare a sé: cosa voglio per il mio bambino e per me? Cosa sono in grado di sopportare? Cosa non riesco a sopportare?
Siamo cresciuti con l’idea che della nostra salute si debbano occupare gli altri e siamo portati quindi a delegare, non abbiamo più il coraggio di assumerci delle responsabilità, ci fidiamo più del parere degli altri che del nostro sentire.
Sono discorsi difficili da ascoltare e soprattutto difficili da portare avanti quando tutt’intorno il mondo ignora il problema.

…no, questo tipo di nascita non è per tutti…

A volte ci tocca sentire più degli altri e le nostre scelte diventano “diverse” da quelle della maggioranza della persone; qualcuno, che in altri momenti sarebbe stato al nostro fianco a rassicurarci, forse non riesce più a capirci, a seguirci e ci tocca camminare da soli con la paura di sbagliare ma al tempo stesso con la certezza di non poter fare altro perché è lì che il nostro sentire ci conduce, perché le altre strade per noi non hanno più senso.
Sentire il “Sacro” nella nascita porta a questo; non possiamo più sopportare di vedere trattare un “rito” con distrazione, con fretta, con l’illusione di poter controllare l’Incontrollabile. Ci suona falso, irrispettoso, dissacrante. Ci guardiamo intorno, osiamo dire ciò che sentiamo ed ecco la solitudine, nessuno più ci capisce.
A.S.I.A. vorrebbe essere il luogo dove chi ha questo tipo di sentire, anche non ancora chiarito del tutto, possa incrociare altri occhi che comprendono, che rispettano, che non vogliono a tutti costi rassicurare ma che sono lì a testimoniare che è possibile vivere il rito della nascita con sacralità perché loro l’hanno già fatto.