Rossella Rapagnetta, docente di scuola primaria, praticante di lungo corso ad ASIA e relatrice il prossimo 8 aprile al convegno A cosa mi educherai?, ci racconta il progetto di educazione alla consapevolezza di sé condotto con oltre duecento bambini del suo istituto fra i sei e i dieci anni. Yoga e Mindfulness gli elementi principali di questa esperienza, volta a far emergere una maggiore presenza mentale, ma anche sentimenti come l’empatia e atteggiamenti come la gentilezza.

 Il progetto: un dialogo fra linguaggi

Mind-Edu: educazione alla consapevolezza di sé, attraverso l’ascolto del corpo, del respiro e del silenzio è il nome del progetto realizzato nell’anno scolastico 2015/2016 presso l’Istituto Comprensivo di Atri (TE). La proposta è nata dalla sottoscritta, Rossella Rapagnetta, con l’obiettivo di avvicinare gli alunni a una dimensione di raccoglimento interiore e presenza mentale attraverso la meditazione e il rapporto con le sensazioni corporee, e fa riferimento alla metodologia elaborata dalla scuola del Centro Studi ASIA di Bologna. L’Associazione ASIA da anni si dedica da anni alla ricerca e all’approfondimento della possibilità d’incontro e integrazione del pensiero speculativo, tipicamente occidentale, con le vie dell’esperienza in prima persona, tradizionalmente coltivate in Oriente [*].

Educare i bambini a considerare che il linguaggio del corpo e degli stati emozionali è importante tanto quanto il pensiero razionale: significa fornire all’educando lo strumento per essere consapevole di ciò che sta vivendo nel momento presente e nello sviluppo della sua storia personale.

L’integrazione dei due linguaggi, corporeo e speculativo, permette di crescere in modo armonico e consapevole. Per chiarire la precedente affermazione, riporto la mia esperienza personale. Nel 1994 mi sono trasferita a Bologna per frequentare la facoltà di Scienze dell’Educazione. La difficoltà maggiore incontrata durante i primi anni lontani da casa era riconducibile all’impossibilità di stabilire cosa, per me, costituisse un valore. Ricordo con grande trasporto gli anni dell’università in cui m’incantavo, mentre ascoltavo le lezioni di Antropologia culturale di Matilde Callari Galli, quelle di Pedagogia fenomenologica di Piero Bertolini, di Pedagogia speciale di Andrea Canevaro e molti altri; tuttavia, più studiavo e più mi ponevo domande alle quali mi era difficile trovare una risposta: spesso mi ritrovavo a vivere un senso di frustrazione, di profonda malinconia che mi procurava la contrazione del diaframma, un forte senso di smarrimento, a volte ansia, attacchi di colite. Grazie all’educazione all’ascolto di me stessa, ho scoperto che questa sintomatologia era collegata alla mia incapacità di integrare il linguaggio speculativo con quello corporeo.

Martin Heidegger ha introdotto e sviluppato il discorso sulle tonalità emotive fondamentali; tali tonalità emotive sono universali – mi riferisco al senso di morte, alla noia, all’angoscia, alla meraviglia, ecc. In questa sede non è mia intenzione approfondire questo aspetto, ma è ad esso che il mio discorso si riferisce, in quanto tali tonalità emotive costituiscono la voce originaria del dirsi dell’essere.

L’importanza dell’esperienza personale

Durante il progetto di educazione alla consapevolezza di sé, l’argomento che le tonalità emotive introduce non è stato presentato ai bambini in toto, bensì è stato proposto a un livello adeguato all’età e al contesto; tali aspetti, per essere affrontati, richiedono infatti di essere adulti e una pratica rigorosa e costante. Il mio stesso percorso personale, del resto, è iniziato nel 1997, quando ho iniziato a praticare ad ASIA l’arte marziale del Ki-Aikido e, dopo alcuni mesi, la meditazione e l’Hatha Yoga, sotto la guida del Maestro Franco Bertossa. Grazie alla scuola di Asia, ho scoperto il valore del linguaggio del corpo e della via in prima persona: esse completano infatti quella razionale e speculativa. Il percorso educativo e formativo intrapreso tanti anni fa non si è mai interrotto, e da esso trae origine il progetto che vado a presentare.

La stanchezza e lo stress si generano anche nell’infanzia e sono talvolta accompagnati da sintomi psichici o fisici. Il progetto Mind-Edu è stato pensato con l’obiettivo di insegnare agli alunni che l’esperienza in prima persona e la riflessione intellettuale hanno entrambe un peso rilevante sulle condizioni di benessere psico-fisico, sulla regolazione emozionale. Il loro incontro permette di sviluppare una maggiore abilità nella gestione dello stress e degli umori negativi. Tali pratiche, vicine allo yoga e alla Mindfulness, sviluppano la consapevolezza del proprio corpo; le tecniche di rilassamento e di ascolto del respiro riducono la stanchezza e la fatica, potenziando la concentrazione mentale; l’ascolto del silenzio permette di ridurre gli stati d’ansia. La proposta è radicata in pratiche di yoga e Mindfulness (piena consapevolezza) il cui effetto è ormai ampiamente testato dal punto di vista scientifico.

Da tempo, ormai, ASIA s’interessa delle pratiche definite con il termine “Mindfulness”: protocollo inizialmente applicato all’ambito clinico, la Mindfulness radica nella via buddhista del Vipassana, ed è quindi affine alle pratiche del corpo e dell’ascolto che fanno l’insieme delle attività di ASIA.

Mindfulness e yoga: accogliere tutto ciò che accade

Il tratto caratteristico degli interventi Mindfulness prevede un momento di consapevolezza – attiva, ma non reattiva – di pensieri, emozioni e sensazioni fisiche così come essi si danno nel momento presente, e l’accoglimento di ogni esperienza, anche la più problematica. Più che cambiare il contenuto di pensieri e sensazioni, ci si occupa di modificare il proprio rapporto con preoccupazione, ansia, ruminazione, depressione o ribellione. Questo cambiamento del rapporto va nel senso di una modalità di osservazione interessata, un’accettazione gentile verso se stessi e il proprio sentire, che diventa empatia e benevolenza anche verso gli altri.

Il progetto educativo è stato portato avanti per l’intero anno scolastico; è stato necessario preparare gli alunni all’ascolto, quindi gli interventi educativi sono stati graduali, al fine di coltivare specifiche attitudini: stare in silenzio, tenere una postura adeguata, chiudere gli occhi e rimanere immobili. Successivamente le attività sono diventate più specifiche, con giochi e manipolazioni, tecniche di rilassamento e respirazione, consapevolezza delle sensazioni corporee, ascolto del silenzio e meditazione, attraverso la creazione di momenti non strutturati, e successivamente più precisi e mirati sugli obiettivi proposti.

Il corso ha previsto anche un’esperienza basata sull’ascolto del senso del gusto: mangiare un piccolo frutto, osservare e immaginare degli oggetti, in completa presenza mentale; quindi si è introdotto il body scan, una pratica di scansione somato-sensoriale guidata dall’insegnante che incoraggia i partecipanti a portare attenzione, con grande precisione, alle varie parti del corpo, momento per momento. Questo esercizio stimola lo sviluppo dell’attenzione concentrata e sostenuta su un oggetto specifico, ma anche la flessibilità e la capacità di notare qualsiasi cosa accada senza cercare di cambiarlo.

Attraverso semplici movimenti eseguiti in modo mindfull (cioè con presenza mentale al momento presente, e non come se si stesse eseguendo una “ginnastica” dell’osservazione), si incoraggiano i partecipanti ad ascoltare – e quindi riprendere intimità e confidenza – con il proprio corpo, che spesso è causa di dolore, frustrazione e scontento.

La meditazione sul respiro consiste nell’educazione ad ascoltare il proprio respiro naturale, secondo l’insegnamento di Gérarld Blitz. Il respiro naturale ci chiede di essere disponibili all’ascolto secondo i suoi ritmi: aspettare l’espiro, cogliere l’inspiro e avere pazienza nelle pause fra l’espiro e l’espiro. Il ritmo del respiro naturale richiama i ritmi naturali della natura: le onde del mare, il ritmo del vento che trasporta le foglie, i giornali, le sottili tende davanti alle finestre aperte… Educare i bambini ad ascoltare il respiro naturale non è difficile: i bambini pongono le mani sulla pancia e l’insegnante, con la voce, guida percorsi in cui il ritmo del respiro viene evocato ed è di conseguenza più facile da percepire.

Un altro aspetto importante nell’educazione all’ascolto è quello di esercitarsi a riportare l’attenzione sul momento presente: è importante riuscire a notare ogni volta che l’attenzione viene meno e ci si distrae. La distrazione può avere diverse fonti: ad esempio, sorge un pensiero, una sensazione, un rumore dall’esterno che richiama la nostra coscienza; lo sforzo consiste nell’essere in grado di cogliere questo piccolo evento e ricominciare da capo il percorso. Questo ricominciare è considerato il nucleo della pratica; sono incoraggiate attitudini di pazienza e curiosità, ma anche di completa apertura a ciò che accade, osservando le reazioni emotive che emergono via via e cercando di uscire da schemi vecchi o inadeguati alle nuove situazioni. Certo, va sottolineato che questo percorso non è un pensiero: per essere compreso e compiuto necessita di essere esperito.

La meditazione camminata e altri esercizi di semplici atti condotti in piena consapevolezza hanno lo scopo di intrecciare le attitudini Mindfulness alla vita quotidiana. Si tratta di strumenti per sviluppare una consapevolezza sempre centrata sul corpo e sulle sensazioni fisiche più che sui pensieri; possono insegnare molto sulla fiducia in sé, sulla gentilezza e sulla compassione, in un ambito di quiete e lucidità.

[*] A. Ielli, C. Querci, Dieci domande per pensare. Dialoghi con adolescenti e testi filosofici, Armando Editore, Roma, 2006.

Ringraziamenti

Vorrei ringraziare la Dirigente Scolastica Iolanda Iannetti, che mi ha permesso, insieme al Collegio docenti, di realizzare il progetto. Le amiche e responsabili del percorso educativo Maria Carmela Pingelli e Raffaella Pappacena. Tutte le insegnanti che hanno permesso agli alunni di fare quest’esperienza: Mirella Cappelletti, Maria Sofia Ceci, Antonietta Cantarini, Floredana De Felicibus, Erminia Macrini, Carla Mazzocchetti, Maria Vittoria Finizii, Annamaria Scarponi, Margherita Sposetti e Maria Gabriella Sorgentone.

Ringrazio dal profondo del cuore i bambini (circa duecento) che hanno sperimentato Mind-Edu.

Un grazie speciale ai genitori che hanno acconsentito all’utilizzo dei video realizzati per la manifestazione conclusiva del progetto, permettendomi di raccontare con le immagini le attività svolte.

Ringrazio Roberto Ferrari per l’aiuto nella stesura della proposta di progetto.

Infine, un profondo ringraziamento ai Maestri Franco Bertossa e Beatrice Benfenati, che con i loro preziosi insegnamenti hanno reso possibile il presente progetto.