Conferenza di Beatrice Benfenati tenutasi ad ASIA Bologna nel Marzo 2015

In un mondo sempre più veloce e confuso, in cui è difficile riconoscere le linee guida per affrontare un compito fondamentale come quello dell’educazione, i genitori si trovano spesso con domande a cui faticano a trovare risposta.

Domenica 29 marzo, alle ore 10:30, ad Asia Bologna, Beatrice Benfenati ha tenuto una conferenza sul ruolo di educatori di mamme e papà: si tratta di ripartire dalle aspettative e dalle reali necessità del bambino per crescerlo con consapevolezza.

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Quando sarò nato, a cosa mi educherai?

Lavoro da tanti anni nel campo della nascita e mi rendo conto che spesso non si pensa al fatto che, diventando genitori, si diventa anche inevitabilmente educatori. Questo è un passaggio molto importante.

Affronterò il tema dal punto di vista del genitore, ma ciò che dirò non è rivolto soltanto a chi è o diventerà genitore, perché questo argomento può essere importante per chiunque si trovi in qualche modo a dover educare. […]

La cosa seria è che oggigiorno si fa un figlio spesso senza aver riflettuto sul ruolo e sulla responsabilità che ci si assume: questo bambino non ha solo l’aspettativa di essere in buona salute, essere accolto bene, ma ha l’aspettativa di essere educato, ed è un’aspettativa fondamentale. […] Quindi un bambino nasce con delle aspettative ben precise: si aspetta di trovare qualcuno che continuerà ad occuparsi di lui, a nutrirlo, ad accudirlo, a dargli affetto, a fargli sentire la sua presenza. Si aspetta anche però di trovare qualcuno che lo educhi a essere autonomo, perché vuole diventarlo, non vuole rimanere dipendente per tutta la vita. […]

Lui deve imparare tutto ed è come una spugna, assorbe tutto perché si aspetta di venir educato, di avere un esempio da cui imparare per crescere.

Da chi lo impara? Da chi ha vicino, imparerà tutto da voi, che lo vogliate o no. E se lo educherete a “niente” per lasciarlo “libero”, lo educherete in realtà al fatto che voi, l’adulto che ha di fianco, non avete imparato niente che valga la pena di insegnargli. Assorbirà da voi l’idea che in questa vita non c’è niente da imparare, che questa vita non ha valore, non ha significato.  Questo è gravissimo. Se al bambino diciamo “sì” a tutto, “fa’ come vuoi”, “fa’ pure”, questo porta non alla libertà, ma alla dipendenza, perché se il bambino non riceve risposte alla sua aspettativa di imparare passerà il resto della sua vita a cercare di riempire quei buchi che non sono stati riempiti quando avrebbero dovuto esserlo. […]

Quando sarà pronto a stare da solo, senz’altro lo farà, perché fra le sue aspettative c’è quella di crescere e diventare autonomo. Ma per poter andare verso quella direzione ha bisogno di aver completato un percorso.