La visione del Paradiso di DanteModenaFestival 2013

05 Novembre 2013

A colloquio con lo specialista di Dante che ha cercato, con le sue opere, di collegare l’immagine popolare del Divin Poeta con l’enorme mole di saggi accademici e specialistici di cui è stato oggetto, e che mai sono entrati in contatto con il vasto pubblico. Gli abbiamo chiesto un’opinione sulle polemiche relative all’eliminazione dello studio di Dante nella scuola: la lettura dei testi danteschi è per Marco Santagata “un’esperienza che un giovane deve fare, che lo arricchisce, un’esperienza che si porterà dietro per tutta la vita”.

Abbiamo cercato di penetrare un momento davvero speciale della poesia di Dante: il XXXIII canto del Paradiso: perché ci colpisce così tanto? È possibile attualizzare l’immagine teologica (“concetto vivo”, per Dante), o piuttosto occorre capirla nel tempo e nelle risonanze interiori del poeta?

E infine: la visione della Trinità è un’esperienza che Dante può aver vissuto realmente?

Marco Santagata, nato a Zocca (Modena) nel 1947, ha compiuto gli studi universitari a Pisa, come allievo ordinario e poi come perfezionando della Scuola Normale Superiore. Insegna Letteratura italiana presso l’Università di Pisa e dal 2004 è Direttore del Dipartimento di Studi d’Italianistica nella stessa Università. Si occupa in particolare della poesia italiana dei primi secoli, con particolare riferimento a Dante e Petrarca; si è interessato ai problemi della riforma dell’università e della scuola, e a questi temi ha dedicato numerosi interventi su quotidiani e riviste (Corriere della Sera, L’Unità, Il Mulino, Technology Review).

Santagata dirige l’edizione dei Meridiani delle Opere di Dante e ha scritto tra gli altri: I frammenti dell’anima. Storia e racconto nel Canzoniere di Petrarca (Bologna 2004); L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante (2011); Dante. Il romanzo della sua vita (2012). A quella di critico affianca un’intensa attività di narratore: con Il maestro dei santi pallidi (2003) ha vinto il Premio Campiello.

Intervista: Roberto Ferrari

Montaggio: Iacopo Colonna