Wisława Szymborska, Nobel per la Letteratura nel 1996, è spirata nel sonno, la notte del 1° febbraio scorso, dopo alcuni mesi di malattia. Avevamo già scritto di lei in occasione della sua venuta a Bologna per il decimo anniversario del Collegio Superiore dell’ateneo felsineo.
Non occorre ribadire quanto la poesia della Szymborska sia preziosa: chiunque la conosca ne è consapevole, e per la sua voce le è grato. Tutti coloro che, per loro sfortuna, non abbiano ancora avuto l’occasione di incontrare la semplicità fulminante dei suoi componimenti (figura discreta e schiva, la Szymborska è sempre riuscita a mantenersi lontana dalla celebrità), si potranno fare una seppur vaga idea della sua statura poetica leggendo la poesia Disattenzione (tratta dall’ultima raccolta: Due punti, Adelphi, 2006), con la quale la ricordiamo e, un’ultima volta, la ringraziamo commossi.

 

Disattenzione

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare
domande,

senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter
d’occhio.

Su un tavolo più giovane da una mano d’un
giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia
era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.

La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

E’ durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.