Un’appassionata conversazione con il monaco benedettino americano Brother David Steindl-Rast, che Roberto Ferrari ha incontrato al Convegno “Science and Spirituality” di Cortona 2009. Partendo dalla pratica da lui proposta della now-ness e della gratitudine, Brother David parla del confronto con la scienza, della nuova idea di un “Dio del futuro” e di questa dimensione del divino. Partendo dal fatto che le cose ci sono donate, offre la sua riflessione sui termini “gettatezza” e “abbandono” in Martin Heidegger. Nella parte finale Brother David sottolinea l’importanza delle peak experiences, le esperienze di vetta che hanno ispirato e trasformato la vita di grandi persone.

“Ogni cosa è la celebrazione del nulla che la sostiene”.

David Steindl-Rast (Vienna, 1926) è monaco benedettino. Dopo aver preso il PhD in psicologia sperimentale a Vienna si è trasferito, dal 1953 negli Stati Uniti, dove si è distinto nel dialogo inter-religioso con esponenti del Buddhismo Zen (che ha studiato con rinomati maestri quali Haku’un Yasutani, Soen Nakagawa, Shunryu Suzuki) e il suo lavoro sulla interazione tra vie spirituali e pensiero scientifico.

Dagli anni ’70, insieme ad altri religiosi come Thomas Merton, ha promosso un profondo rinnovamento della vita spirituale americana, alternando periodi di studio e ritiro con lezioni e seminari in Università, convegni, centri spirituali, chiese e templi delle diverse religioni. È autore di molti libri e pubblicazioni (di cui al momento solo uno tradotto in italiano, “L’universo come dimora”, con Fritjof Capra, ed. Feltrinelli, che nel 1992 ha vinto l’ American Book Award) e co-fondatore di “A Network for Grateful Living” una organizzazione che propone le gratitudine come forza trasformatrice a livello individuale e sociale.

Traduzione:
Elena Daniele, 
Daniela Turolla, Elia Tosi

Seconda parte dell’intervista