Dal 14 al 17 luglio 2010 a Soprabolzano (BZ)

Gianni Vattimo, partendo dal pensiero dei due cardini della filosofia recente, Nietzsche e Heidegger, attraverso le conclusioni del suo “Addio alla Verità”,  Meltemi 2009, guiderà una riflessione sul “tramonto della verità” nella cultura contemporanea.

Ecco alcuni punti a cui arriva nel suo recente lavoro: bisogna passare dalla verità alla carità; la verità non è la corrispondenza alle cose, ma il consenso con cui si giudica la corrispondenza; dobbiamo renderci conto del paradigma in cui siamo gettati e sospenderne la pretesa di validità, a favore dell’ascolto dell’essere in quanto non detto, cioè della voce dei perdenti della storia; il bisogno di verità vale solo se ispirato dal desiderio di rendere giustizia ai sofferenti; la filosofia è un’interpretazione dell’epoca che mette in forma un sentire diffuso sull’esistenza attuale; il cristianesimo non deve essere religione, ma solo carità; la razionalità consiste nel presentare argomenti decenti agli altri; siamo capaci di dire la verità solo quando ci mettiamo d’accordo con gli altri secondo un principio di carità; Heidegger teorizza la differenza ontologica, ma poi la dimentica nella mitizzazione della Germania hitleriana come una nuova Grecia preclassica in cui l’essere è ancora presente; la metafisica non può essere superata (Heidegger); un enunciato è vero non in relazione alle cose, ma se va bene alla nostra comunità piccola o grande; la verità è ciò che va bene per noi.

“Verità è solo convenzione, e quando abbiamo condiviso una verità/convenzione, lo abbiamo fatto grazie alla carità”.

Il paradosso è che, nel sostenere la “debolezza” del suo pensiero, Vattimo è molto forte.

Per certi versi ricorda Nagarjuna, o Chandrakirti, pensatori del buddhismo indiano prasangika o “delle estreme conseguenze” i quali, dopo aver decostruito e distrutto ogni possibile posizione filosofica, salvano compassione e lode alla verità del Buddha.

Vattimo è simile: relativizza e infondata tutto, ma, in ultimo, salva un sorriso al prossimo, un sorriso che mostra ciò che è al di là di ogni interpretazione: la carità.